28 settembre 2007

SHARDANA





(Abbasanta tra sogno e realtà)
La prima volta che lo incontrai, andavo per funghi con Filo, lei era la mia guida, la mia confidente, la mia amica del cuore. Me lo trovai davanti e guardandolo chiesi alla mia amica:
- e questo?
-questo è Nuraghe Aiga….
Dimenticavo di dire che ho la fortuna di abitare in una delle più belle isole del mondo, in un punto in cui i nuraghi quasi li abbiamo in cortile.
Ancora guardai quel gigante e, quasi con riverenza indietreggiai finendo il mio giro, ma una parte di me rimase lì, alla sua ombra.
In tutti questi anni ho sempre avuto il desiderio di tornarci, ma si sa, le cose imminenti ti fanno accantonare quelle importanti e così il tempo passa la famiglia cresce e hai un pò di tempo per coltivare i tuoi hobbies.
Ci sono andata poco tempo fa, con la mia inseparabile fotocamera, era il tramonto, l’ora che preferisco per i miei scatti; e lui era sempre là, da millenni, ad aspettare qualcuno a cui raccontare le sue storie…..questa volta mi sono seduta su un sasso godendomi i resti di questa meravigliosa civiltà che erano i nuragici. Il silenzio irreale conciliava una sorta di channelling, in cui rivivere antichi riti celtici, sanguinose gigantomachie e scene di vita ordinaria..
È incredibile come certi luoghi hanno il potere di crearti angoscia o paura, riverenza, rispetto, o risvegliare emozioni sconosciute nascoste nell’inconscio, come succede nell’incanto delle aree nuragiche; o caricarti di energia se ti trovi al centro di un circolo megalitico.
La sua magia ti trasporta e pensi a quanta precisione uomini di tempi assai antichi mettessero nella cotruzione di pozzi sacri, dove la luna si ricongiunge alla terra attraverso l’acqua, in particolari date sapientemente previste da quelli che dovevano certamente conoscere formule matematiche, combinazioni astronomiche che permettevano i loro riti propiziatori di fertilità per le donne e virilità per gli uomini. O ancora, costruissero circoli megalitici in similitudine con quelli di Stoonehenge…..
È l’imbrunire ormai, riapro il mio obbiettivo con un tempo di posa più lungo, un’ ultimo scatto e mi avvio verso casa, felice di aver colto la voce di un popolo che sono le mie radici.
Chissà, magari qualcuno se ne prenderà cura un giorno, e forse rimuoverà i rovi dove si celano i resti di antiche capanne, come in una sorta di ricostruzione virtuale di quella che doveva essere la vita ad Abbasanta circa 7000 anni fa……
Antob1@virgilio.it

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